scuola di formazione politica e culturale ALEXANDER LANGER | ||||||||||||||||||||
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rassegna stampa Trento, 3 marzo 2017 Utile e purtroppo rara occasione. Va ringraziata la Scuola Langer per aver messo a confronto l'attività della Consulta trentina e della Convenzione altoatesina sulla revisione dello Statuto. Lavori tuttora in corso, che procedono con tempi diversi, con Trento che ha già partorito la prima bozza di un orientamento e Bolzano che lo farà entro aprile. Percorsi tuttavia separati che solo nella fase finale, non è chiaro come, produrranno un documento - forse - congiunto, ma quasi certamente non unitario, sulle prospettive della terza fase dell'autonomia. Oggi è un'autonomia di separati in casa. Se Jens Woelk, docente universitario di diritto costituzionale comparato all’università di Trento, ha raccontato il percorso sin qui compiuto dalla Consulta di cui è vicepresidente, l'avvocato Gianni Lanzinger, già deputato verde, ha lanciato l'allarme sui sentimenti nazionalisti, quando non sciovinisti, emersi nelle opinioni dei rappresentanti di lingua tedesca della Convenzione e del Forum, l'allegato organo di consultazione. Racconti, quelli di Woelk e Lanzinger, maturati da due punti di vista diversi. Ma danno un'idea della distanza con cui viene affrontato questo passaggio: con l'inquilino trentino preoccupato di preservare la cornice istituzionale unitaria da cui ha tratto concreti vantaggi e quello sudtirolese (in questo caso è giusto omettere l'aggettivo altoatesino) convinto che i tempi siano maturi per lasciare il condominio, mandare in pensione l' “inutile Regione” e conquistare l'autonomia integrale. Los von Trient, finalmente. I due organismi, va chiarito, non decideranno nulla. I loro documenti saranno orientamenti di cui “potranno tenere conto” giunte e consigli provinciali, i soggetti deputati a trattare la materia. Da qui la domanda: saprà la “politica” immaginare uno Statuto rinnovato? Bisogna sperarlo, ma dubitarne è fondato. In oltre quarant'anni la Regione è stata ridotta all'evanescenza e sono state costruite due Province autonome (soprattutto autonome l'una dall'altra) realizzando, forse oltre misura, spirito e lettera del testo del 1972. Cosicché la politica oggi affronta il passaggio su strade separate, priva di un forte obiettivo che non sia la conservazione della cornice istituzionale, accompagnata a nord dalle antiche pulsioni radicali ed a sud dal perdurare, con poche eccezioni, della noncuranza che ha contribuito alla decostruzione del quadro regionale. Certo, Ugo Rossi e Arno Kompatscher proclamano la loro sintonia quando c'è da trattare con Roma, i sindaci di Trento e Bolzano si parlano, presidenti e assessori del Tirolo storico s'incontrano per annunciare comuni progetti europei a sostegno delle start up “per creare un sistema di relazioni che metta nella condizione le imprese di sentirsi dentro una casa comune”. Belle parole. La realtà politica, tuttavia, è che Trento ignora ciò che succede a Bolzano e viceversa. I soli momenti di collaborazione “regionale” tra consiglieri provinciali s'è registrato quando hanno discusso delle loro indennità. C'è rimedio alla separazione? In attesa che le start up si mettano a produrre, si possono considerare interessi più concreti. Nonostante lo smantellamento della dimensione regionale, infatti, qualcosa di ultra-provinciale esiste. La previdenza di Laborfonds, per esempio, o il consorzio per l'export tra produttori di mele, entrambe imprese che per avere possibilità di successo “debbono” avere una dimensione minima, superiore a quanto garantiscono le singole province. Nove anni di chiacchiere sulla globalizzazione, sulla competitività territoriale e sulla crisi sino ad ora non hanno prodotto alcunché di significativo. Mentre in Trentino molte industrie “esterne” si sono trasferite lasciando, dall'oggi al domani, la gente a casa e in Alto Adige si va registrando una sempre più robusta presenza di capitali d'Oltrebrennero. Date le dimensioni delle due realtà produttive, la colonizzazione o, se si preferisce, la globalizzazione è un destino probabile che lascerà loro ben poca autonomia. Potrebbe, perciò, essere interesse comune esplorare possibili intraprese comuni iniziando dalla conoscenza, oggi per nulla coltivata, delle rispettive situazioni e prospettive: nel welfare (l'assicurazione sanitaria, per esempio), nell'energia e nel controllo delle risorse idriche, nelle infrastrutture tlc e nelle comunicazioni. Il documento preliminare della consulta trentina, licenziato lunedì scorso, ha elencato questi ed altri terreni d'interesse. Benissimo, ma è pur lecito chiedersi dov'erano negli ultimi anni i politici e gli accademici - i due terzi dell'organismo - che sin qui hanno ignorato Bolzano o l'hanno vissuta, vale per l'accademia, come elemento di fastidiosa concorrenza. Tuttavia, come ha suggerito Mario Raffaelli nell'incontro di sabato della Scuola Langer, vale la pena di guardare alle opportunità offerte dalla discussione. Favorendo, per esempio, la conoscenza reciproca. Nelle scorse settimane le giunte delle Camere di commercio, dopo un convegno sulle prospettive regionali, si sono riunite per cercare terreni di ricerca comune. Gli architetti di Trento e Bolzano hanno inaugurato la loro assemblea regionale. Poche cose, ma meglio di nulla. In attesa della politica, si può sempre puntare sugli interessi di una possibile autonomia reale. Roberto Colletti
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